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Una birra artigianale che sappia distinguersi nasce da grandi ricette e ingredienti semplici ma ricercati e soprattutto dalle sue persone. Il nostro motore? Passione e artigianalità, studio e cura del dettaglio, tanta voglia di crescere e di perfezionarci.
E se è di persone che stiamo parlando, oggi vogliamo presentarvene una speciale per Birra Flea: il nostro Mastro Birraio Enrico, che con un calice in mano è qui a raccontarci la sua storia.

Prima di tutto ci piacerebbe sapere come è nata la tua passione per la birra artigianale e come ti sei avvicinato a questo mondo meraviglioso.

La mia passione nasce durante il periodo universitario, inizialmente come consumatore, poi grazie ad un mio amico fraterno, che mi ha coinvolto nelle sue attività di homebrewing, mi sono sempre più appassionato alle tecniche di produzione. Avevamo tanti progetti e tanta voglia, io mi divertivo particolarmente nel trovare soluzioni per meccanizzare il processo di produzione casalingo, cercavo di trasportare ciò che stavo studiando (ingegneria meccanica) alle semplici pentole e mestoli che avevamo a disposizione nell’impianto casalingo.

Ti ricordi quando e come hai deciso che avresti fatto questo nella vita?

La passione si trasformò in un lavoro nel momento in cui una azienda veneta specializzata nella costruzione d’impianti per birrifici che stava avviando un microbirrificio, mi chiamò per uno stage e in pochi giorni avevo già capito che era quello che “volevo fare da grande”. La collaborazione è durata 10 anni, densi di bellissime esperienze. Il birrificio nasceva come show room ma ben presto divenne una scuola per futuri birrai, tanti ragazzi e ragazze venivano per una full immersion ed è stata una grande occasione di crescita insegnare le tecniche di produzione, ma anche condividere la vita del birrificio per approfondire anche gli aspetti logistici e di gestione di un’impresa.
E’ stato molto bello partecipare allo sviluppo delle sale cottura, dei software e lo sviluppo delle macchine maltatrici. La parte più appagante è stata senz’altro quella di curare gli avviamenti delle sale cottura e delle maltatrici. Ho avuto il piacere di lavorare con tantissimi ragazzi “con tanti progetti e tanta voglia“, così come lo sono stato io prima di loro, e di contribuire alla realizzazione dei loro sogni.

E poi sei arrivato qui a Gualdo Tadino! Quali caratteristiche di Birra Flea ti hanno colpito e ti hanno spinto a lavorare con tanta dedizione?

Birra Flea è incredibile. C’è una struttura imponente, c’è un progetto affascinante e ci sono persone che si dedicano anima e corpo per concretizzare quel progetto. Per me è stato amore a prima vista.

Birra Flea è una birra cruda e rifermentata in bottiglia, ci spieghi cosa vuol dire?

È definita cruda perché il prodotto non viene pastorizzato, ovvero le nostre birre sono vive, mantengono tutte le caratteristiche organolettiche sviluppate durante la fermentazione primaria ed evolvono nel tempo, maturando ed affinandosi giorno dopo giorno. La rifermentazione in bottiglia è quel processo naturale che serve a donare la giusta frizzantezza alla birra. Proprio perché le nostre birre sono vive, la piccolissima quantità di lievito presente in bottiglia continua a lavorare anche dopo il confezionamento, metabolizzando zuccheri semplici e producendo in maniera del tutto naturale la CO2 di cui le birre hanno bisogno.

Una domanda che sarai stanco di sentirti chiedere, qual è la tua birra preferita?

Ho attraversato diversi periodi in cui mi sono infatuato di stili molto diversi tra loro ed è stato bellissimo scoprirne sempre di nuove. Dopo essere passato anche dagli estremi, oggi apprezzo con molto gusto le birre “leggere”, quelle dove se ci fosse un minimo difetto sarebbe evidentissimo, in pratica quelle più difficili da fare. La nostra Costanza è l’esempio calzante, la adoro.

Il segreto di Birra Flea?

Il rispetto del processo produttivo, l’applicazione scrupolosa di controlli scientifici e l’amore di chi ci dedica passione e impegno, senza accorgersi che sta svolgendo un lavoro.

Quale consiglio daresti a chi vuole approcciarsi a questo mestiere?

La teoria è importantissima e va presa sul serio, internet può essere un alleato ma è molto insidioso. Personalmente ritengo che sia fondamentale passare in breve tempo alla pratica, con ogni mezzo, anche con i pentoloni a casa. Ritengo che faccia la differenza conoscere bene le materie prime, assaggiare quante più birre è possibile scovare per capirne i “segreti”; il fine deve essere quello di identificare il contributo dato dagli ingredienti e tentare di riprodurle, fino ad ottenere i risultati desiderati, con un approccio quanto più scientifico possibile.

 

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